I "Twin Freaks" di Los Angeles: la strana storia di Rudolph Schindler e Richard Neutra
Da soci affiatati ad acerrimi rivali nella corsa al Modernismo californiano, Schindler e Neutra si evitarono per anni. Eppure, anche nella Città degli Angeli, il destino seppe accorciare le distanze
Rudolph Michael Schindler e Richard Joseph Neutra ebbero molte cose in comune. Prima fra tutte, la nazionalità. Entrambi nacquero a Vienna, Schindler nel 1887 e Neutra nel 1892, e scelsero di lasciare l'Austria per trasferirsi in America dopo aver frequentato il Politecnico di Vienna, frequentato le lezioni del mitico Adolf Loos e maturato le prime esperienze lavorative in Europa. Dopo un periodo a Chicago e poi in pianta stabile a Los Angeles - con tappa obbligata da Frank Lloyd Wright - i due entrarono di diritto, chi nell’arco della vita chi dopo la morte, nella Hall of Fame degli architetti modernisti più influenti del XX secolo. Trascorsero parte della loro esistenza e della carriera seguendo l’uno la scia dell’altro e poi addirittura all’unisono: lavorarono per gli stessi committenti e condivisero, assieme alle mogli, uno studio progettato da Schindler come abitazione e luogo di lavoro. Il loro lascito, secondo solo a quello del loro mentore Wright (almeno per quel che riguarda la modern house americana), contribuì a trasformare il volto della Città degli Angeli: la metropoli, priva di radici storiche e al tempo in così rapida espansione da sembrare fatta di plastica e asfalto, destinata a diventare un inevitabile campo di battaglia.
Sulle tracce di Frank Lloyd Wright
I due si incontrarono per la prima volta a Vienna nel 1912. Rudolph Schindler, venticinquenne appena laureato, frequentava l'Accademia di Belle Arti, mentre Richard Neutra, di cinque anni più giovane, era ancora al primo anno del Politecnico. In quegli anni, la capitale austriaca era il fulcro del mondo culturale e artistico, e loro ne erano pienamente consapevoli. Partecipavano alle lezioni di Adolf Loos al Deutsches Haus Café e seguivano da vicino l'opera di Gustav Klimt, Egon Schiele, Otto Wagner e Josef Hoffmann. Tuttavia, il loro vero punto di riferimento esercitava oltreoceano, ed era, naturalmente, Frank Lloyd Wright. “L’irresistibile” architetto americano il cui Wasmuth Portfolio - la raccolta di disegni e progetti pubblicata a Berlino nel 1911 dall'editore tedesco Ernst Wasmuth Verlag - aveva fatto breccia anche a Vienna. Scrisse un giovanissimo Richard Neutra:
Chiunque fosse, Frank Lloyd Wright, quell'uomo lontano, aveva fatto qualcosa di straordinario e carico di significato. L'uomo del miracolo mi infuse la convinzione che, a qualunque costo, avrei dovuto visitare i luoghi in cui aveva camminato e lavorato.
Schindler, invece, raccontava agli amici di essere venuto in America per due motivi: “Frank Lloyd Wright e le scarpe ground-gripper".
Richard e Rudolph, dal punto di vista caratteriale, erano l'uno l'opposto dell'altro. Letteralmente il giorno e la notte (fra qualche riga sarà chiaro il perché).

Il primo a tentare la fortuna in America, con l'obiettivo di lavorare per Frank Lloyd Wright, fu Rudolph Schindler. Partì l'8 marzo 1914, pochi mesi prima dello scoppio della Grande Guerra, e da New York, dove sbarcò, raggiunse presto Chicago. Qui trovò lavoro nello studio di Ottenheimer, Stern e Reichert. Niente a che vedere con Wright, certo, ma diciamo che il suo tempismo non fu dei migliori. Il celebre architetto era infatti ancora al centro dello scandalo legato alla sua relazione extraconiugale con la traduttrice Martha Bouton Borthwick Cheney, detta "Mamah", dal momento in cui la prima moglie, Catherine Lee Tobin, da cui era separato da tempo, si rifiutava di concedergli il divorzio. La recente fuga in Europa, dove si trattenne con Mamah dal 1909 al 1911, per lavorare al già citato Wasmuth Portfolio, continuava poi a far parlare la stampa che, bigotta e indefessa, letteralmente li perseguitava, cavalcando il sensazionalismo attorno al loro rapporto che definivano immondo e riprovevole. Per sfuggire al gossip incessante, ai pettegolezzi e alle maldicenze, che avevano danneggiato di riflesso la reputazione e le finanze, Wright decise al suo rientro di costruire una casa-studio, un rifugio isolato nelle campagne del Wisconsin. Lo chiamerà Taliesin, “fronte splendente”. Per diverso tempo Wright rimase senza lavoro, finché nel 1913 riuscì a ottenere l’incarico per i Midway Gardens, un grande locale all'aperto da realizzarsi alla periferia di Chicago. Il 14 agosto 1914, mentre era al lavoro su questo progetto, presso lo studio di Chicago, un tragico evento segnò per sempre la sua vita: Julian Carlton, un domestico recentemente assunto a Taliesin, assassinò sette persone, tra cui l’amata Mamah, i suoi due figli e tre collaboratori, per poi incendiare l'intero complesso di Spring Green.
Per Wright fu una perdita devastante.
Per ripercorrere l’intera storia di Frank e Mamah, segnalo la puntata di Dannati Architetti (qui sotto, dal minuto 24:10), il romanzo Mio amato Frank di Nancy Horan e la biografia A Brave and Lovely Woman: Mamah Borthwick and Frank Lloyd Wright, recentemente pubblicata da un lontano parente di lei, Mark Borthwick.
Torniamo a Rudolph Schindler, il giovane architetto austriaco appena giunto negli Stati Uniti, proprio a Chicago.
Venuto a conoscenza del massacro di Taliesin, di cui tutti i giornali parlavano, aspettò tre mesi prima di scrivere a Wright, nel novembre del 1914.
Le chiedo se può ammettermi nel vostro ufficio, o darmi l’opportunità di studiare da vicino i suoi edifici o di suggerirmi altri modi per respirare una migliore atmosfera architettonica.
La risposta del maestro, ancora evidentemente scosso, fu evasiva: gli fornì una lettera di presentazione per uno dei suoi ex clienti. Non era molto, ma era un inizio.
Nel 1915, Wright ricevette una commessa importante, quella per l'Imperial Hotel di Tokyo, un progetto che lo avrebbe tenuto occupato fino al 1922, con lunghe permanenze in Giappone. A chi affidare allora lo studio e i progetti in corso negli Stati Uniti? Si ricordò a quel punto di Rudolph Schindler, che aveva una solida formazione sia in architettura che in ingegneria. Così, nel 1917, iniziò una collaborazione che sarebbe durata fino al 1923. Fu durante questi anni che si posero le basi per le famose Textile Block Houses californiane, una curiosa parentesi nella carriera del noto architetto che si aprì con l'incarico ricevuto da parte dell'ereditiera Aline Barnsdall per la costruzione della Hollyhock House1 a Los Angeles. Wright sosterrà di averla "costruita per telegrafo" dal Giappone; in realtà sarà il giovane Schindler a seguire i lavori in loco.

Affascinato dal clima e dalle opportunità offerte dalla fiorente industria cinematografica e dalla crescente espansione urbana, decise di stabilirsi nella Città degli Angeli, la metropoli dei sogni dove tutto poteva succedere (e in effetti, successe). Nel 1919 aveva sposato la compositrice ed educatrice americana Pauline Gibling, una donna eccentrica, fuori dal comune, e il desiderio di costruire una famiglia con lei2 lo spinse ulteriormente a mettere radici in California. Nel 1921, con alcune riserve sul monumentalismo e il decorativismo in stile 'Maya Revival' che caratterizzavano le opere di Wright in quegli anni, Schindler decise di mettersi in proprio, pur continuando a collaborare con lui part-time. Il rispetto e la stima nei confronti del suo mentore rimasero tuttavia inalterati nel tempo. In una lettera indirizzata all’allora amico Richard Neutra, confessò:
La sua arte è arte spaziale nel vero senso della parola e ha completamente messo da parte l’aspetto scultoreo che tutta l’architettura del passato ha posseduto. La stanza non è una scatola. Le mura sono scomparse e la natura liberamente si diffonde nella casa come in una foresta. Ha completa e perfetta padronanza di ogni materiale e le nuove tecniche meccaniche sono a fondamento del suo modo di elaborare la forma.
Non era certo la prima volta che i due si scrivevano, ormai era diventata una consuetudine. Neutra, nonostante l’apparente formalità con cui indirizzava le lettere a "Mr. Schindler", lasciava trasparire un affetto apparentemente sincero: "Mi manchi terribilmente spesso qui a Vienna!", "Sono felicissimo quando arriva una tua lettera" e ancora "Non puoi immaginare quanto mi tocchi sapere che ti ricordi ancora di me". Alla fine, fu Schindler a promettere di organizzare il suo viaggio in America: "Il mio più grande desiderio è poterti dire tutto questo di persona un giorno".
Fu di parola. E quell’occasione non tardò ad arrivare, a Kings Road.
Il mondo visto da Kings Road
Rudolph e Pauline decisero di costruire una bifamiliare su Kings Road, a West Hollywood, da condividere inizialmente con i loro amici Marian e Clyde Chace. Quest’ultimo, imprenditore, si occupò di gestire la costruzione, completata tra il 1921 e il 1922. Venne definita da Kathryn Smith come "la prima casa moderna", progettata per favorire uno stile di vita fluido, uno shared living sperimentale che sovvertiva le regole dell’abitare tradizionale. Le due coppie vivevano in spazi indipendenti e condividevano la cucina, riducendo così il carico delle faccende domestiche. Ciascuna delle due unità era dotata di camere-studio separate, per marito e moglie, che si aprivano sul giardino, concepito come un'estensione naturale degli interni grazie a degli scorrevoli trasparenti. La casa includeva anche un piccolo appartamento per gli ospiti, delle verande sul tetto per dormire all’aperto durante le giornate più calde e altri ambienti comuni. Pur influenzata dallo stile giapponese e dalle idee di Wright, la residenza si distingueva per un linguaggio più essenziale, moderno e funzionale. Tanto che, quando Wright tirò fuori dal cilindro le sue Usonian Houses nel 1936, vi trovò senza dubbio ispirazione, sebbene non lo ammise mai apertamente. Kings Road fu progettata per chi amava una vita libera (anzi, libertina) e priva di convenzioni. Nel tempo, divenne il punto di ritrovo dei circoli artistici dell’epoca, ospitando feste e incontri ai quali partecipavano figure di spicco del mondo dell’arte, della pittura e della letteratura. Rudolph, l'architetto austriaco dai capelli fluenti e l’abbigliamento in stile byroniano, che nel frattempo era riuscito a costruirsi una buona notorietà come progettista di case unifamiliari, e Pauline, progressista poliedrica con studi in musica allo Smith College, che organizzava lezioni politiche di sinistra e danze balinesi in topless in giardino, crearono da zero un vero e proprio salotto culturale nella West Coast. Tra gli ospiti abituali figuravano il fotografo Edward Weston, lo scrittore Carey McWilliams, il pittore Maynard Dixon, il compositore John Cage, la psicoanalista Anna Freud (figlia di Sigmund) e la collezionista d'arte Galka Scheyer.









E Richard Neutra? Beh, lui arrivò in America nel 1923, nove anni dopo Rudolph Schindler e seguendo un percorso del tutto simile al suo: prima New York, poi Chicago. Come prestabilito, visitò numerose opere di Frank Lloyd Wright, che incontrò - non proprio casualmente - al funerale di Louis Sullivan nell'aprile del 1924. Altra dolorosa perdita per FLW. Pochi mesi dopo, in luglio, si recò a Taliesin, dove il maestro, colpito dal suo talento, lo invitò a lavorare con lui. Una storia analoga a quella dell'amico Rudolph, con la differenza che Richard resistette a Wright solo cinque mesi, da ottobre a febbraio, prima di trasferirsi in California nel marzo del 1925.
Il cinque ritornerà nel conto degli anni, quelli passati insieme agli Schindler presso la loro residenza di Kings Road.
Secondo il ricordo di Pauline, Richard Neutra e la moglie Dione Niedermann (musicista monacense che l’austriaco aveva sposato nel 1922) apparvero improvvisamente alla loro porta con al seguito il figlio Frank Lucian3, di appena un anno, e delle valige. Non molto tempo dopo, Dione Neutra scrisse alla madre:
È un intreccio degno di un romanzo di Dostoevskij!
In effetti, tra il 1925 e il 1930 successe letteralmente di tutto: i Neutra, naïf e puritani, ebbero un secondo figlio (Dion Neutra), gli Schindler, alternativi e bohémien, finirono per litigare e separarsi (per via dei tradimenti di lui e il temperamento di lei), mentre l'amicizia di lunga data tra Rudolph e Richard andò in frantumi, e stessa sorte toccò al loro, appena nato, sodalizio professionale. Ma ci arriviamo.
Quando i Neutra si trasferirono nella residenza di Kings Road, si ritrovarono immersi in un mondo vivace ed effervescente che, pur non appartenendo loro, inizialmente li inebriò. Si respirava un'atmosfera intrisa di idealismo, arte e musica, con feste che animavano notti calde e spensierate. Era la magia di Hollywood, capace di sedurre chiunque, persino i più rigidi moralisti.
Scrisse Dione:
Non riesco a ricordare quando mi sono sentita così bene altrove ... Alle feste vengo spesso presentata come quella che sostiene di essere felice, un fenomeno sconosciuto qui. In Germania, non ho mai sentito parlare così tanto di matrimoni falliti e crolli nervosi.
Come osservò la storica dell'architettura Esther McCoy, Rudolph e Richard in quel periodo erano famosi per i loro outfits stilosi, le conferenze e le Franklin gemelle: automobili di lusso con motore in alluminio raffreddato ad aria. Erano i "Twin Freaks" di Los Angeles. E quella era anche la quiete prima della tempesta, una preliminare fase di intesa destinata a sgretolarsi.
Era scritto nelle stelle. Gli Schindler erano progressisti, sia socialmente sia sessualmente, e Pauline, promotrice del concetto di matrimonio aperto, aveva dettato al marito le sue regole affinché progettasse una casa in cui vi fossero poca privacy e ancor meno segreti (e certo non era un segreto per lei che Rudolph flirtasse e intrattenesse relazioni con molte altre donne). I Neutra, invece, erano l’esatto opposto. Richard, infastidito dalla cultura americana, aveva più volte espresso il suo disappunto (e disgusto) nelle lettere alla moglie, criticando la volgarità dilagante dalle figure nude sui manifesti, alla celebrità frivole, sino alle barzellette sporche e alle donne seducenti con le unghie smaltate di rosso. Dione, dal canto suo, era la moglie perfetta: figlia di un ingegnere svizzero, e al tempo una giovane madre, poco più che ventenne, dalla bellezza semplice e innocente.
Quasi amici
Nel 1926, i due architetti iniziarono a lavorare fianco a fianco in un minuscolo studio all'interno della casa di Kings Road. Fu lì che gettarono le basi per l'architettura modernista californiana. È quasi incredibile pensare che quello spazio fosse abbastanza grande da contenerli, poiché vivevano, pensavano e sognavano come giganti. Per quanto fermamente credessero di poter cambiare il mondo, nessuno dei due realizzò mai grandi commissioni come un grattacielo, un aeroporto o un museo. Inoltre, la loro unica vera collaborazione fu il progetto per la sede della Società delle Nazioni a Ginevra (1926), che non fu mai realizzato. Anzi, segnò l'inizio della loro rottura. Sebbene la loro proposta non avesse vinto nessuno dei 27 premi, fu scelta l'anno seguente, insieme a quella di Le Corbusier e a un altro progetto, per una mostra itinerante promossa dalla Germania. Tuttavia, i suoceri di Neutra, residenti in Germania e convinti dalle lettere di Dione che Richard avesse fatto la maggior parte del lavoro, presentarono i disegni solo a nome di Neutra. Quando quest’ultimo se ne rese conto, inviò diversi telegrammi nel tentativo di rimediare all’errore e dare credito anche a Schindler. Ma la frittata, ormai, era fatta, e Rudolph interpretò la rimozione del suo nome come un gesto intenzionalmente subdolo da parte di Richard.
La convivenza e la collaborazione in quel di Kings Road divennero sempre più difficili, una montagna russa emotiva. Richard si dedicava con tutte le sue energie al lavoro, mal pagato e molto impegnativo, scrivendo alla suocera:
Mi sveglio alle 5 del mattino per dedicare due ore al mio lavoro personale. Preferisco essere a letto entro le 22:00, il che fa sorridere, considerando che gli amici di Schindler non si coricano mai prima delle 2 del mattino.
Mentre Dione si occupava della casa, batteva a macchina i suoi manoscritti e si prendeva cura dei figli, sotto lo sguardo critico e sprezzante di Pauline Schindler, che spesso la maltrattava. Scrisse:
Pauline è un essere umano instabile, confuso, infelice. È chiaramente insoddisfatta della sua relazione con Rudolph Schindler ... è gelosa, e ne ha ben donde.

To Love, To Lovell
Pauline era una donna dal carattere difficile e dall’animo tormentato, spesso contraddittoria. Rudolph aveva attraversato un vero inferno con lei, anche se ciò non assolveva in toto il suo comportamento da donnaiolo incallito. Tra i suoi numerosi tradimenti, ce ne fu uno (anzi due) che mise definitivamente fine al loro matrimonio: la relazione con le sorelle Harriet e Leah Press, entrambe coniugate e introdotte nella scena di Kings Road proprio da Pauline. Per intenderci, Harriet e il marito, l’uomo d’affari Samuel Freeman, erano i committenti-proprietari della Freeman House, una delle quattro textile block houses costruite da Frank Lloyd Wright a Hollywood nel 1923, mentre Leah era sposata con Philip Lovell, il ricco naturopata noto per la sua popolare rubrica sul Los Angeles Times, “Care of the Body”, in cui promuoveva il vegetarianismo, l’esercizio fisico, i bagni di sole, l’omeopatia e una vita sessuale sana. I Lovell affidarono a Schindler la costruzione di una casa a Newport Beach, oltre ad altre case vacanza nei dintorni di San Gabriel e Palm Springs. Tuttavia, il progetto della villa sulla spiaggia fu segnato da sforamenti di budget e problemi tecnici: i balconi si allagavano sistematicamente quando pioveva. Inoltre, Philip Lovell si accorse che Schindler faceva la corte a sua moglie, così, quando nel 1927 venne il momento di costruire la loro casa in città, la Lovell Health House, Philip si rivolse a Richard Neutra.
Le opinioni su questa vicenda sono contrastanti: alcuni sostengono che Lovell abbia agito autonomamente per vendicarsi della negligenza e dei comportamenti inappropriati di Schindler, mentre altri ritengono che Neutra, già coinvolto nei progetti del collega come suo "assistente" e a conoscenza delle tensioni / malintesi con i Lovell, abbia sfruttato la situazione a proprio vantaggio, sottraendogli l'incarico.
Tu cosa ne pensi?
In ogni caso, se già nel 1926 la loro collaborazione professionale aveva iniziato a mostrare segni di cedimento, nel giro di un anno era ormai prossima al collasso. Entro la fine del 1930, i Neutra lasciarono Kings Road e i rapporti, sia lavorativi sia personali, tra Richard e Rudolph si interruppero definitivamente.
Nel gotha dell’architettura americana
La ruota gira. La Lovell Health House segnerà il punto più alto della carriera di Richard Neutra: fu una delle opere più significative dell'architettura moderna e, per non farsi mancar nulla, anche la prima residenza con struttura in acciaio mai realizzata negli Stati Uniti. Questa magnifica dimora, eretta su un promontorio con vista panoramica su Los Angeles, fondeva magistralmente l’organicismo wrightiano (per la libertà spaziale e la fluidità degli ambienti) con un rigoroso Modernismo di stampo miesiano (per la struttura metallica, l'involucro sintetico e l'estrema precisione nella cura dei dettagli).


Completata nel 1929, la casa proiettò Neutra nell’élite dell'architettura americana, aprendo la strada a una serie di altre opere iconiche, tra cui la Von Sternberg House (1935) e moltissimi appartamenti (Jardinette, 1929; Landfair e Strathmore, 1938; Kelton, 1942; Kievman, 1947; Glendale, 1950; Poster, 1964). Tra tutte le realizzazioni, però, spicca la Kaufmann Desert House (1947), un’oasi minimalista fatta di piani sospesi e specchi d’acqua posti a contrasto con l’arido paesaggio circostante, commissionata dallo stesso proprietario di Fallingwater, la celeberrima casa sulla cascata di Mill Run. Nel 1932, Richard Neutra fu incluso, insieme a Frank Lloyd Wright, Le Corbusier e Mies van der Rohe, nella mostra The International Style: Architecture Since 1922, organizzata da Philip Johnson e Henry-Russell Hitchcock al Museum of Modern Art di New York. Rudolph Schindler, venne crudelmente escluso dalla selezione. I destini professionali dei due architetti avevano ormai preso direzioni ben distinte. Richard Neutra sarebbe apparso sulla copertina del Time il 15 agosto 1949 e avrebbe partecipato, insieme ai più talentosi e popolari architetti dell’epoca (Raphael Soriano, Craig Ellwood, Charles e Ray Eames, Pierre Koenig, Eero Saarinen…), al programma Case Study Houses promosso da John Entenza.
Schindler, al contrario, avrebbe seguito un percorso diverso, continuando a sviluppare progetti brillanti ed eccentrici dallo studio di Kings Road, ma perlopiù dedicandosi a clienti progressisti con budget modesti. Realizzò opere caratterizzate da complesse composizioni di volumi, grandi superfici vetrate e pilastri sagomati. Nel 1928 costruì la Wolfe House, situata su un pendio di Catalina Island, con terrazze verdi slanciate verso il mare che richiamavano l’orizzontalità tipica di Wright. Nel 1937 progettò la Buck House, bianca e scultorea, dal gusto International Style. Tra le sue realizzazioni più innovative si annoverano la Tischler House e la Janson House (entrambe del 1949), residenze che adottavano lo Schindler Frame, il sistema costruttivo, da lui ideato, che semplificava la costruzione in legno liberando gli spazi dai vincoli del convenzionale balloon-frame americano.
Separati dal genio, riuniti dal caso
Nel 1953, a due decenni dalla loro separazione, Neutra fu colpito dal suo secondo attacco di cuore e, dopo diversi giorni trascorsi in terapia intensiva, si ritrovò sorprendentemente a condividere una stanza d'ospedale, assegnatagli casualmente, con Rudolph Schindler. Il destino, in un gioco al tempo stesso ironico e gentile, aveva deciso di riunirli. I due ex amici, ormai anziani e malati, giacevano fianco a fianco nella stanza del Cedars of Lebanon Hospital di Los Angeles. Le loro famiglie raccontarono di aver sentito provenire dalla loro stanza risate e conversazioni in tedesco, un segno che, nonostante i precedenti, il legame tra loro non era del tutto svanito. Rudolph Schindler morì più tardi quello stesso anno di cancro alla prostata, aveva 65 anni. Richard Neutra, invece, visse altri 17 anni, fino a quando, nel 1970, un infarto lo colse a Wuppertal, in Germania, durante un tour dedicato ai suoi progetti architettonici in Europa. Aveva 78 anni.
La riconciliazione, silenziosa e inaspettata, dei “Twin Freaks” di L.A., pose fine all’annosa rivalità che aveva segnato le loro vite e carriere. Mentre Neutra trovò fama e riconoscimento mondiale, Schindler rimase un genio indipendente - sarebbe ingiusto definirlo “incompreso” - il cui lavoro venne riscoperto e rivalutato solo dopo la sua scomparsa. Oggi, il loro lascito continua a influenzare architetti e appassionati di design, testimonianza del fatto che, pur seguendo percorsi divergenti, entrambi contribuirono in modo indelebile a plasmare l'architettura del XX secolo.
Desidero che ciò che scrivo segni l'inizio di un dialogo, piuttosto che essere un semplice soliloquio. Se hai voglia di lasciare un commento qui sotto o di inviarmi un messaggio, sentiti liberǝ di farlo. Sarò felice di leggerti (e risponderti).
Fonti:
Genius And Jealousy - Mitch Glazer, Vanity Fair
A House Divided - Jordan Riefe, Orange County Register
Schindler and Neutra: Architects Who Couldn’t Avoid Each Other, Despite Their Best Efforts - Jason Rohrer, American Theatre
Schindler and Neutra, Some California Roots...(and Early California Dreamin') - AET.
Instant Architettura Contemporanea - Maria Chiara Virgili, Gribaudo, 2022
La storia dell'architettura dal 1905 a oggi - Luigi Prestinenza Puglisi, Luca Sossella Editore, 2021
La Barnsdall Hollyhock House, costruita fra il 1916 e il 1921 sulla Olive Hill, non disponeva ancora del textile block system, ma fu il primo esperimento “revival maya” californiano. Le vere textile block houses, risalenti al 1923, sono invece la Millard House (conosciuta anche come “La Miniatura”), La Ennis House, La Freeman House e la Storer House.
Rudolph e Pauline ebbero un solo figlio, Mark, nato nel 1922 durante la costruzione della casa di Kings Road. Dopo la separazione ufficiale dei genitori, avvenuta nel 1927, Mark continuò a vivere lì e vi rimase fino al 1953. Successivamente, si dedicò alla sua conservazione. Oggi la casa è sotto la tutela del MAK Center for Art and Architecture di Los Angeles e dell'organizzazione nonprofit Friends of the Schindler House.
Lo chiamarono così in onore di Frank Lloyd Wright e di Ernst Lucian Freud, figlio di Sigmund Freud e compagno di scuola di Richard Neutra. Fin da piccolo, il bambino manifestò difficoltà nel linguaggio, comportamenti ossessivi, problemi nelle relazioni sociali e forti sbalzi emotivi. All'epoca non esistevano diagnosi legate allo spettro autistico. Lo stesso Freud consigliò ai genitori di seguirlo e supportarlo il più a lungo possibile. Frank Lucian è scomparso nel 2006, dopo aver trascorso quasi trent'anni in strutture specializzate.